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La buca, di Daniele Ciprì

01 Ott

cipri-la-bucaChi, oltre a me, adorava quell’intermezzo di Blob che si chiamava Cinico Tv, a cura di Ciprì & Maresco?
Ovviamente, con queste premesse, e indipendentemente da trama attori etc., non potevo non andare a vedere La buca (di Daniele Ciprì, con Sergio Castellitto, Rocco Papaleo, Valeria Bruni Tedeschi, Jacopo Cullin, Ivan Franek, 90′, Italia 2014).

Giudizio?
Me lo aspettavo più grottesco e più graffiante. Ottima la fotografia, e vorrei vedere con Ciprì.
Mi è anche piaciuto assaissimo Papaleo, meno un Castellitto sempre sull’orlo del macchiettistico, e rimpiango che il deus ex machina Ivan Franek si faccia vedere solo nel finale, mentre sarebbe bastato nei flashback usare gli stessi attori invece delle loro versioni giovanili per utilizzarlo di più. Così così la Bruni Tedeschi, che non si sa bene dove vada a parare ma non si capisce quanto sia colpa sua e quanto della vaghezza della storia.
Infine, il limite maggiore: le scene comiche, non so bene se volutamente, non funzionano. Con qualche rara eccezione fanno sorridere, quasi mai ridere.

Ha detto Ciprì di aver voluto rendere omaggio al cinema che ama, specie quello Usa: e infatti, dal ritmo spesso accelerato stile comiche di Buster Keaton, alla decisiva presenza del personaggio canino, al cartone animato (magnifico) che sta sotto i titoli di testa e di coda, gli omaggi diretti e indiretti sono moltissimi. Rimane però un’impressione di mix di generi un poco irrisolta, con quei flashback che sarebbero stati facilmente intuibili – e quindi evitabili, per ellisse – e un’indecisione se propendere per la commedia fantastica o il dramma (neo)realistico.

E’ pur vero che, se scegli il registro grottesco, non ti puoi sbilanciare troppo (la vita è dramma ma spesso il dramma è recitato da cialtroni in modo cialtrone), però da Ciprì insomma, io mi aspetterei un po’ più di tutto, più grinta, più cattiveria, più estremismo rappresentativo. Meno scene ovattate al bar e più scene luride nei vicoli o nelle piazze.
In fondo è una buca fangosa l’oggetto metafisico, il McGuffin, che dà il titolo al film e attorno al quale gira tutta la storia, finale compreso.

 
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Pubblicato da su 1 ottobre 2014 in Salva & riguarda

 

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